Analfabeti di Ritorno

Mauro e Sartori sugli Concittadini di oggi
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Secondo un nuovo libro influente, 70% degli italiani è pressoché analfabeta o analfabeta di ritorno: non legge niente, fatica a comprendere testi. Il opinionista del Corriere ed altri attribuiscono un degrado di cultura e politica al progresso della tecnica.

Non è tutto nuovo ma è apparso in una forma molto legibile nella rubrica d’opinione sulla prima pagina del Corriere della Sera di oggi 2010-10-22.

Scrive Giovanni Sartori, professore di università che scrive spesso su problemi di civilisazione ed ecologia. Ci sotto qualche citazioni, a volte un po semplificate, dal suo testo. Devo aggiungere il mio pensiero e forse tradurre un po più tardi.

Tullio De Mauro, principe dei linguisti italiani, torna alla carica con una nuova edizione del suo libro “La cultura degli Italiani”. I suoi dati dicono che il 70% degli italiani è pressoché analfabeta o analfabeta di ritorno: fatica a comprendere testi, non legge niente, nemmeno i giornali. Per il sapere un 70% di somari è una maggioranza deprimente; e per la politica costituisce un’asinocrazia travolgente e facile da travolgere.

Quando si discute di transformazioni della natura umana il fattore decisivo è la tecnologia. Sartori 1997: Homo Videns. Altri di recente: Homo Zappiens. 1400 nasce l’homo di Gutenberg. L’homo videns sa soltanto se vede e soltanto di quel che vede. Il che equivale a una perdita colossale delle nostre capacità mentali.

Il progresso della tecnica è inevitabile. Ma deve essere contrastato quando produce l’homo stupidus stupidus. Sempre più i ragazzi di oggi vivono per 12 ore al giorno in «iperconnessione» e così, anche, in sconnessione. Sono giustamente disgustati dalla politica. Ma dovrebbero anche essere disgustati da se stesso.

Forse si dovrebbe precisare che il progresso della tecnica, piutosto che contrastato, deve essere accompagnato da una presa di coscienza ed un sforzo educativo a parte della società e politica. Per esempio ci deve essere un sforzo di educare la gente nelle vere basi dell’informatica, cio è la programmazione, gli standard aperti e il software libero. Lasciare queste cose a un “mercato” che sfrutta le debolezze della gente per chiuderli in pratiche da homo videns non basta. Quando non si arriva all’altezza della tecnica, si cade nell’abisso dell’analfabetizzazione, forse un può come quelli indiani dell’America del Nord che, entrando nella civilisazione urbana, sono divenuti tossicodipendenti, o quelli popoli che hanno beneficiato della medicina moderna per moltiplicare la loro povertà.

Nel stesso numero del Corriere c’è un altro articolo di Armando Torno intitolato “Il nuovo saggio di Emanuele Severino: Capitalsmo in Crisi: Colpa della Tecnica” su un’analisi, mi sembra, degli stessi fenomeni, ma talmente astratta che questa volta anch’io corro il rischio di essere contato fra i analfabeti.

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© 2010-03-23 Hartmut PILCH